Presentazione del volume:
“La Madonna del Tindari e le Vergini nere medievali“
di Giuseppe Fazio
Ed. L’ERMA di Bretschneider
Castello Gallego – Salone dei Principi
Sabato 11 gennaio 2014 – ore 18.00
presenteranno il volume:
– Prof. Vincenzo Abbate, già Direttore della Galleria Nazionale di Palazzo Abatellis di Palermo
– Antonello Pettignano, Soprintendenza dei Beni Culturali e Ambientali di Messina
L’evento è promosso da:
Paleokastro – L’«Erma» di Bretschneider – Amici della Terra – Club Nebrodi onlus – Comune di Sant’Agata Militello – SicilyPresent.it – Archeoclub d’Italia – Sede di Cefalù
La recensione del nostro direttore Nuccio Lo Castro
(http://www.sicilypresent.it/libri/457-la-madonna-di-tindari-ritrovata.html)
La Madonna di Tindari ritrovata
(27 ottobre 2012) – Un saggio di notevole spessore scientifico è quello dello studioso madonita Giuseppe Fazio riguardante La Madonna di Tindari e le Vergini Nere medievali, recentemente edito per i tipi della Casa Editrice L’«Erma» di Bretschneider.
Il simulacro ligneo venerato nel noto santuario mariano è forse la più antica e pregevole scultura del periodo medievale conservatasi in Sicilia: occultata per secoli dal caratteristico, triangolare manto ricamato e visibile solo nelle parti nude interessate da una scura stesura cromatica, l’opera non era mai stata fatta oggetto di analisi critiche, così che da molti era stata genericamente considerata di età bizantina e di incerta provenienza.
A seguito dei restauri avvenuti tra il 1995 e il ’96 che hanno riguardato innanzitutto l’asportazione di uno strato di stucco che ne aveva travisato e sostanzialmente semplificato le forme, l’opera si è mostrata nella sua configurazione originale, rivelando particolari e cromie che inducono a una nuova e totale riconsiderazione.
Il manufatto, che raffigura la Sedes Sapientiae, una tipologia delle tipiche “Madonne in maestà”, rientra in quel filone di statue prodotte tra il XII e il XIII secolo nell’area continentale compresa tra la Francia centromeridionale e la Catalogna; l’autore ne coglie la sostanziale similitudine con la Madonna di Montserrat e opera un significativo raffronto con analoghe opere prodotte in ambito catalano. Fazio si inoltra nello studio delle Vergini Nere, caratterizzate cioè dal colore degli incarnati che va dall’ambrato al nero, riconducendo tale fenomeno ad una tradizione che trovò al tempo favore presso gli ordini monastici cluniacense e benedettino, e che si può osservare anche in Italia malgrado la dispersione di numerosi esemplari. Attraverso la consultazione di numerosi documenti e testi antichi, in primo luogo di alcuni sermoni come quello di Bernardo di Chiaravalle sul Cantico dei Cantici e dell’abate Filippo di Harveng, si rinviene il probabile fondamento teologico e iconologico di tale diffusione, e cioè nel titolo rivolto a Maria in quel Libro (1,4): Nigra sum sed formosa, filiae Jerusalem, scritta che peraltro accompagna l’immagine della Madonna tindaritana.
Chiaramente e convincentemente condotti la lettura del manufatto, l’analisi stilistica e lo studio dei testi, il volume è accompagnato da un ricco corredo di immagini, tra cui risultano assai interessanti quelle sul restauro e quelle – utilissime – che presentano altre statue aventi simile matrice iconografica. In definitiva, questo saggio colma un vuoto di studi sulla scultura lignea siciliana di età medievale, e restituisce al patrimonio d’arte e cultura un’opera di straordinario interesse.